Caluso (TO): Festa dell’Uva Erbaluce, da mercoledì 12 a lunedì 17 settembre 2018

NELLA FESTA DELL’UVA ERBALUCE A CALUSO LA VITIVINICOLTURA CANAVESANA TRA LEGGENDA E REALTÀ

La Festa dell’uva Erbaluceda oltre ottant’anni richiamaa Caluso migliaia di visitatori, in cerca di divertimento e di un vino ritenuto dalla critica internazionale come uno dei più interessanti bianchi italiani. Da mercoledì 12 a lunedì 17 settembre nella cittadina canavesana si festeggia l’Erbaluce in tutte le sue declinazioni e insieme a un prodotto agricolo, l’uva Erbaluce, motivo di orgoglio per tutto il Canavese.

Il vino fu uno dei primi a ottenere la Denominazione di origine controllata in Italia nel 1967 e la DOCG nel 2011. Oltre all’Erbaluce, la Festa di Caluso celebra anche il Passito di Caluso e il Cuveè Erbaluce spumante.

Il programma dell’ottantacinquesima edizione della manifestazione, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino, prevede eventi artistici e musicali, una sfilata di moda e una storica, il palio, l’incoronazione della Ninfa Albaluce, il torneo calcistico tra i rioni e la premiazione delle varie gare e concorsi che occupano un’intera settimana. Il direttivo della Pro Loco di Caluso sceglie ogni anno un tema da assegnare alla manifestazione, per dar sfogo alla fantasia e alla sana competizione con cui i gruppi a piedi, rappresentanti di tutte le frazioni e rioni di Caluso, si sfideranno domenica 16 per le vie del paese per conquistare il palio. Il tema scelto per l’edizione 2018 è “L’Arte dell’Erbaluce”. La Festa dell’uva Erbaluce non vuole essere solo una “sagra”, ma un momento di celebrazione di un modo di vivere e di intendere la terra canavesana.

I dettagli e il programma sono consultabili nel sito Internet www.festadelluvacaluso.altervista.org

LA LEGGENDA DELLA NINFA ALBALUCE E LE NINFE DEL XXI SECOLO

Racconta la leggenda che, nel tempo dei tempi, sulle colline moreniche lasciate dai grandi ghiacciai trovavano dimora le ninfe del lago, dei boschi e delle sorgenti, venerate insieme alla notte, al sole, alla luna, ai venti e alle stelle. Alba era una di quelle dee. Solita a indugiare sulle rive dei ruscelli, un giorno, complici le nubi, ad Alba apparve di nascosto il Sole, il quale, rapito da tanta bellezza, subito se ne innamorò. Ma l’incontro fu difficile perché il tempo non consentiva al Sole di apparire se non quando l’Alba non c’era già più. Era un inseguirsi pieno di ansia. Fu la Luna, sorella del Sole, a risolvere la situazione. Decise un giorno di non lasciare il cielo, ma di interporsi sul cammino del Sole, in modo che questi, nascosto, potesse raggiungere la Terra per incontrare Alba. L’abbraccio fra i due innamorati avvenne sul Bric più alto delle colline che circondano Caluso. Da quell’amore nacque Albaluce, una bimba con gli occhi color del cielo, la pelle di rugiada e lunghi capelli splendenti come raggi di sole. Era gentile e nobile e ogni anno venivano al tempo cacciatori e contadini, pastori e pescatori, per offrirle i frutti dei campi, la cacciagione, i pesci dalle squame scintillanti, il fresco formaggio nei canestri di giunco. Si faceva festa, si scambiavano merci, si rendeva omaggio alla bella Albaluce, che veleggiava sul lago condotta da bianchi cigni. Ma ecco un giorno farsi avanti i capi tribù al comando della regina Ippa, reclamando la terra da coltivare, perché il lago non dava frutti sufficienti. I verdi ruscelli, le limpide acque dovettero lasciare posto ai campi da seminare. Si scavò un grande canale per far defluire le acque, ma l’acqua, così costretta, travolse tutto seminando la morte. Era triste la ninfa Albaluce quando attorno a lei si radunarono sette giovani rimasti fedeli all’antico rito. Il pianto del Sole e dell’Alba trasformò i secchi arbusti che rimanevano in riva al lago ormai prosciugato in vigorosi ceppi, da cui si alzarono lunghi tralci, dai quali pendevano dolci, dorati grappoli di succosa uva bianca: era il dono della dea ai suoi fedeli ed era l’atto di nascita del vitigno Erbaluce, generato dalle lacrime di una dea che ha nel cuore i raggi del padre Sole e la tenera dolcezza dell’Alba, quella che sorge ogni mattina sul Bric di Caluso. La ninfa è dunque il personaggio di maggior rilievo della Festa dell’Uva. Per questo motivo è nato un Ordine delle Ninfe che ha l’onore di scegliere, fra tutte le aspiranti ninfe, una rosa di tre candidate calusiesi, di età compresa tra i venti e i trent’anni. Le tre giovani vengono sottoposte all’esame di un comitato di elezione, formato da tre membri dell’Ordine delle ninfe e quattro rappresentanti della comunità calusiese (Pro Loco, Comune, Parrocchia e Credenza). Le ragazze vengono intervistate, in momenti diversi. Ogni membro del comitato esprime un voto personale e segreto da 1 a 5. Alla fine di ogni singola intervista due incaricati, esterni al comitato dei sette ma membri dell’Ordine delle Ninfe, ritirano i voti di tutti i componenti del comitato, per procedere con l’intervista successiva e così via fino alla fine. Concluse le interviste, i due personaggi incaricati di raccogliere i voti in gran segreto compiono lo spoglio delle schede e proclamano la Ninfa Albaluce eletta. Solo queste due persone ne conoscono il nome e si relazionano con lei fino al momento della proclamazione. La Ninfa eletta deve con piacere ed entusiasmo rivestire il ruolo di ambasciatrice del vino Erbaluce, sorridere, essere solare, positiva e socievole. Deve ovviamente conoscere la leggenda di Albaluce, conoscere quanti e quali rioni e frazioni sono presenti a Caluso, la storia della città e dei vini Erbaluce e Passito. Deve saper parlare in pubblico e presenziare alle manifestazioni in cui è richiesta la sua presenza. Non deve essere necessariamente una bellissima Miss, ma una ragazza spontanea e spigliata, felice di calarsi nel ruolo che la tradizione le assegna.

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