BRITISH VIRGIN ISLANDS: Di isola in isola tra le meraviglie delle BVI

Le Isole Vergini Britanniche emergono come Venere dagli abissi dell’oceano; un rifugio fuori dal mondo formato da una sessantina tra isole, isolotti e scogli a pelo d’acqua, disposti a corona attorno al Sir Francis Drake Channel. Sono passati cinque secoli da quando Colombo le avvistò; impressionato dal fascino acerbo delle coste, l’ammiraglio le battezzò Las Once Mil Virgenes, in omaggio a Sant’Orsola e alle compagne del suo martirio. E ancora oggi, è come se le vicende della storia fossero passate senz’orma sulle “vergini” di Sua Maestà.
Un vero eden d’incontaminata bellezza dai grandiosi scenari: acque cristalline e fondali stupendi celano antiche vette sommerse; giardini lussureggianti di corallo e misteriosi relitti; la flora e la fauna che li abitano hanno trasformato questi ultimi in sculture viventi. E ancora, infinite distese di sabbia fine come borotalco, dove camminare con la stessa sensazione di scoperta dei primi navigatori.
Attorno, baie e insenature che, accarezzate dal soffio costante degli alisei, sono un vero paradiso per gli appassionati di vela e surf.
L’ecosistema, di straordinaria vitalità, è protetto in 15 parchi naturali. Cresciuti attorno ai resti dell’antica foresta pluviale, sono abitati da uccelli migratori e autentiche rarità ornitologiche; appena fuori le coste, balene grigie e tartarughe marine arrivano a figliare nel caldo clima dell’arcipelago.
Ma non è tutto e sicuramente non abbastanza; per chi desiderasse addentrarsi un po’ di più nei segreti di queste meraviglie caraibiche, l’island hopping comincia qui sotto.
Tortola
L’isola “delle tortore” è la più grande delle Isole Vergini Britanniche. Con i suoi 55 kmq di superficie, rappresenta un terzo dell’area terrestre dell’arcipelago e ospita la maggior parte della popolazione: 15 mila abitanti su 19 mila complessivi. Punto d’accesso per chi arriva in volo è l’adiacente Beef Island, collegata a Tortola dal Queen Elizabeth II Bridge, uno stretto ponte one way. Via mare, l’approdo principale è Soper’s Hole, all’estremità ovest; da qui partono, ogni giorno, i traghetti per St. Thomas e St. John.
Il centro urbano principale è Road Town, capitale amministrativa delle Isole Vergini Britanniche.
La cittadina, sviluppatasi attorno al porto, ospita cantieri navali e un buon numero di ristoranti e negozi; ne sono caratteristici gli edifici di legno e pietra color pastello, nel tipico stile gingerbread delle Indie.
Da visitare, nelle vicinanze, gli O’Neal Botanic Gardens, un lussureggiante parco di circa 160 ettari. Tra cascate e stagni contornati di ninfee e giacinti d’acqua, i giardini ospitano una preziosa esposizione della flora nativa, forte di 62 diverse specie d’eliconie, alberi del pane, flamboyant, piante di zenzero, anthurium…
Altro tesoro di Tortola è il Sage Mountain National Park. Situato sulla vetta più alta (523 mt) delle Isole Vergini Britanniche, il parco è stato creato per preservare quanto è rimasto della foresta pluviale. Ricca di rarità floreali e faunistiche, offre una splendida vista sulle isole vicine.
Tra le attrattive storiche si annoverano Fort Recovery, costruito dai coloni olandesi che approdarono a Soper’s Hole nel 1648 e le rovine di una vecchia distilleria di rhum a Brewer’s Bay.
Discorso a parte meritano le spiagge, racchiuse dalle colline a nord di Tortola.
Long Bay, una distesa di sabbia candida; Smuggler’s Cove, ideale per lo snorkelling; Apple Bay, ritrovo noto ad ogni surfista – dove si trova il Bomba’s Shack Bar, sede di sfrenati Full Moon Parties – e Josiah’s Bay.
Impossibile poi dimenticare Trellis Bay, meta di surfisti e amanti della buona cucina; se i primi ne ricordano la caratteristica spiaggia a mezzaluna, i gourmet avranno certo memoria del Conch Shell Point Restaurant, del Moongoose Beach Bar e del The Last Resort, celebre per gli estemporanei recitals del suo proprietario. Più a nord, cinto dalla barriera corallina, si trova Marina Cay; quest’isolotto, ricco di buoni approdi, offre un’intima spiaggia e un grazioso ristorante. Ancora altri ancoraggi sono a Brandywine Bay e Maya Cove nelle vicinanze di Road Harbour.
Virgin Gorda
Colombo la battezzò “vergine grassa” a causa della sua curiosa forma, sottile alle estremità e tondeggiante al centro.
Lunga 16 km e larga appena 3, è la terza delle Isole Vergini Britanniche per grandezza e la seconda (con poco meno di tremila abitanti) per densità di popolazione.
Principale insediamento è Spanish Town – nella parte sud – che ospita il porto turistico. Nelle vicinanze si trova The Baths, con gli imponenti massi morenici disseminati lungo la spiaggia a racchiudere grotte e piscine naturali e il Little Fort National Park, una riserva naturale di 15 ettari che conserva i resti delle mura di un antico fortino spagnolo.
L’approdo migliore è a North Sound, oasi per gli sport acquatici sulla punta est dell’isola; gli isolotti (Mosquito, Prickly Pear, Necker, Eustatia) che lo contornano rendono la baia particolarmente protetta: Calquhoun Reef e Anguilla Point offrono ancoraggi tranquilli e caratteristici ristoranti.
Sempre a sud, la baia di Copper Mine prende il nome da una vecchia miniera di rame sfruttata anticamente dagli indigeni e poi nel ‘600 dagli spagnoli. Riaperta a metà degli
anni ’30 fu abbandonata definitivamente nel 1867 a seguito del crollo dei prezzi del rame.
L’area centrale, particolarmente montuosa, arriva ai 414 mt. del Gorda Peak, ben conosciuto dagli amanti del trekking; il parco nazionale che vi sorge è stato di recente rimboschito con giovani alberi di mogano. La zona meridionale, più pianeggiante, ospita le spiagge più rinomate: Spring Bay, Savannah Bay, Little Dix, Mahoe, Trunk Bay. Un invito al relax più totale.
Anegada
Situato a circa 30 km a nord di Virgin Gorda, Anegada è l’unico atollo corallino dell’arcipelago. A dispetto della sua posizione appartata, è facilmente raggiungibile con un
volo di pochi minuti da Beef Island o con i collegamenti diretti da Puerto Rico. Arrivando dal mare la si scorge appena: il suo punto più alto arriva a soli 8 metri ed è per questo che gli spagnoli la denominarono la “sommersa”.
Data la difficoltà d’avvistamento, il suo reef ha provocato nel corso dei secoli il naufragio di 300 navi: i relitti rimasti integri sono oggi rifugio di una variegata popolazione ittica. Considerato uno dei luoghi “fatali” dei Caraibi, è oggi meta prediletta di sub alla ricerca dei galeoni spagnoli e dei loro tesori.
L’intera isola è una riserva naturale caratterizzata da un’atmosfera selvaggia e incontaminata.
La terraferma è abitata da iguane e capre selvatiche, mentre cieli e lagune ospitano esemplari d’aironi, falchi pescatori e fenicotteri.
A completare il tutto, un’accoglienza ad hoc per le esigenze più diverse: dall’hotel dotato d’ogni comfort a quelli più piccoli e d’atmosfera, fino al campeggio in riva al mare. Meritevoli di sosta anche i ristoranti, dove si possono assaporare aragoste sempre fresche di nassa.
Jost Van Dyke
Isolotto di appena 10 kmq, deve il suo nome al famigerato pirata olandese che lo scelse come base d’attacco per le sue scorrerie. Oggi, Jost Van Dyke ha conservato intatta l’atmosfera del passato: lontano dal trillo dei cellulari e dalle luci della città è un’oasi remota e tranquilla per viaggiatori in fuga dalla civiltà.
I principali approdi sono a Great Harbour, Little Harbour e White Bay; i primi due hanno lagune tranquille, buoni fondi d’ancoraggio e invitanti ristorantini esperti nella cucina delle Indie Occidentali (impossibile non ricordare, tra questi, almeno il Foxy’s Tamarind Bar, punto di incontro di velisti e poeti). White Bay, bordata da una magnifica distesa di sabbia bianca, è raggiungibile attraverso uno stretto canale che taglia la barriera corallina; l’approdo perciò è maggiormente esposto agli umori di Poseidone.
Sandy Cay, l’incantevole spiaggia dell’adiacente Little Jost Van Dyke, è la destinazione ideale per chi è alla ricerca d’atmosfere alla Robinson Crusoe.
E’ raggiungibile a piedi attraverso una stretta bocca di mare. Lo scalo è piuttosto difficoltoso a causa delle frequenti mareggiate.
Se poi si desidera un vero idromassaggio all’aperto, circondato dal verde, non può mancare una tappa alla Bubbling Pool. Di questa piscina naturale e delle sue acque termali salate sono ormai leggendari i benefici effetti estetici e terapeutici.
Peter Island
Un vero gioiello naturale situato a sud di Tortola e raggiungibile solo via mare, a circa due ore da Road Harbour. L’isola ospita un resort annoverato tra i più belli del mondo. Luogo ideale per tennis, vela e immersioni, vanta 8 km di litorale sabbioso. I sentieri che conducono alle cinque bellissime spiagge, inoltre, ospitano vere e proprie rarità della botanica e zoologia tropicale. L’approdo “classico” di Peter Island è quello di Deadman’s Bay, sulla punta S/E dell’isola, dove ha sede il locale Yacht Club. Le sue acque sono l’ideale per chi vuole praticare sport come windsurf, lo snorkeling ed altri sport acquatici.
Norman Island
Altro esempio di “toponomastica corsara”, è identificata con l’isola dove Stevenson idealmente seppellì il suo tesoro. Come sospesa tra le pagine del romanzo e l’immagine
attuale di “Buen retiro tropicale”, ha come punto d’approdo principale The Bight. Qui è ancorato il “William Thornton”, un vecchio mercantile del Baltico trasformato in barristorante galleggiante.
Pelican Island e The Indians, nelle vicinanze di The Bight, hanno splendidi scenari per le immersioni o lo snorkelling. Le celebri grotte di Treasure Point sono raggiungibili via mare con i dinghy.
Salt Island
Prima che iniziasse l’era dei frigoriferi, Salt Island ospitava una fiorente industria saliera.
La gente arrivava da tutto l’arcipelago per la raccolta annuale, utilizzata per la conservazione del pesce e la vendita alle navi di passaggio. Oggi, a mantenere viva la tradizione è un solo, pur volenteroso, abitante.
Al largo delle coste dell’isola, alla vigilia di Hallowe’en 1867, affondò il Rhone, orgoglio della Royal Mail Steam Packet Co. La nave, sorpresa da un uragano, si spezzò in due; solo 20 membri dell’equipaggio e uno dei 313 passeggeri tratti in salvo dagli operai delle saline sopravvissero. In segno di gratitudine, la Regina Vittoria donò loro l’isola; la contropartita, un tributo annuo di una libbra di sale a testa, è tuttora riscossa dalla Royal Navy. Il relitto è oggi parco marino nazionale ed a Lee Bay, poco più a nord, possono scendere i sub che desiderino esplorarlo. Tanto quest’approdo, che quello di Salt Pond Bay, possono essere utilizzati solo con la luce del giorno.
Cooper Island
E’ un lembo di terra quasi desertico, dove la presenza umana si concentra in poche case di villeggiatura. Il Cooper Island Beach Club è l’unico punto di riferimento per i diportisti che veleggiano in queste acque. Manchioneel Bay, la laguna che fronteggia il Club, ha ottimi approdi notturni ed una darsena apposita per i dinghy.
Necker Island
L’isola privata di “Mr. Virgin”, il miliardario inglese Richard Branson, è luogo di villeggiatura ambito dai vip in cerca di solitudine. La villa, costruita su Devil’s Hill, domina tutta l’isola con una panoramica a 360° sul mare. Progettata nel pieno rispetto della natura circostante, è arredata in stile balinese e dotata di moderni impianti sportivi.
Guana Island
Paradiso incontaminato di 350 ettari, prende il nome da una formazione rocciosa a forma d’iguana sulla costa occidentale. L’isola, un tempo abitata dai Quaccheri (che vi impiantarono una fiorente coltura di canna da zucchero), è oggi proprietà privata del Guana Island Club, un intimo resort realizzato tra le rovine dell’antica piantagione.
The Dogs
Meta prediletta dai sub, è una tappa classica per chi viaggia dal North Sound verso Jost Van Dyke. Gli ancoraggi migliori sono la baia a ovest di Kitchen Point (a George Dog) e quella sul lato sud di Great Dog.
Cooper Island
E’ un lembo di terra quasi desertico, dove la presenza umana si concentra in poche case di villeggiatura. Il Cooper Island Beach Club è l’unico punto di riferimento per i diportisti che veleggiano in queste acque. Manchioneel Bay, la laguna che fronteggia il Club, ha ottimi approdi notturni ed una darsena apposita per i dinghy.